Bonifica discarica lapidea lato Balangero

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Bonifica discarica lapidea lato Balangero

INTERVENTO:

Completamento degli interventi di sistemazione idrogeologica e idraulica per la messa in sicurezza permanente della discarica lapidea lato Balangero (Intervento 1) e interventi relativi alla sistemazione idraulica per la messa in sicurezza permanente e la bonifica delle vasche e dei bacini di decantazione (Intervento 2).

COMMITTENTE:

R.S.A. s.r.l. – Società a capitale pubblico per il risanamento e lo sviluppo ambientale della miniera di amianto di Balangero e Corio.

PERIODO DI LAVORO:

Ottobre 2016 – Settembre 2019

IL SITO:

L’Amiantifera di Balangero è situata in provincia di Torino nei territori comunali di Balangero e di Corio.

EX AMIANTIFERA DI BALANGERO

La Cava di amianto di Balangero è la più grande in Europa e una tra le prime nel mondo, attiva dal secondo decennio del XX secolo fino al 1990. 

L’estrazione del minerale a matrice amiantifera ha modificato nel tempo la morfologia dell’area. Gli sterili derivanti dall’estrazione sono stati scaricati prima sul versante meridionale (lato Balangero), poi su quello settentrionale (lato Corio) della dorsale montuosa, originando giganteschi corpi di accumulo artificiale (discariche minerarie).

Dal punto di vista della stabilità globale, monitoraggi topografici e geotecnici delle discariche hanno messo in evidenza un progressivo “assestamento” per gravità degli accumuli di discarica sul lato rivolto verso Balangero. Gli assestamenti gravitativi, che non sono omogenei tra i diversi settori delle discariche minerarie, in ragione dell’eterogeneità dei corpi di accumulo e delle pezzature, nonché della diversità della morfologia delle superfici basali di appoggio, sono rilevabili anche per la comparsa, a livello macroscopico, di fratture superficiali di trazione.

L’agente principale responsabile dell’innesco e del prosieguo dei movimenti gravitativi è l’acqua meteorica, che si infiltra nel corpo degli accumuli di discarica, sino a raggiungere la base degli stessi, andando a creare una discontinuità in corrispondenza della superficie di contatto tra il materiale naturale in posto e il detrito depositato.

IL PIANO OPERATIVO

Diverse le criticità presenti nell’area connesse alla presenza di fibre di amianto: fenomeni di dissesto dei versanti diffusi o localizzati, che possono movimentare pietrisco “asbestifero” di scarto contenente amianto; fenomeni di dilavamento dei materiali fini contenenti fibre di amianto da parte delle acque meteoriche, che precipitano sulla superficie dei depositi e che poi ruscellano nei corpi idrici superficiali; fenomeni di trasporto dei materiali contenenti fibre di amianto da parte delle portate stesse dei corpi idrici, che dilavano i depositi che attraversano; fenomeni significativi di erosione e trasporto dei materiali contenenti fibre di amianto durante eventi meteorici di particolare intensità, o, per quanto riguarda i corpi idrici, durante eventi di piena.

Il piano messo appunto per la bonifica dell’area prevede diverse fasi: regimazione e collettamento delle acque superficiali; regimazione degli scoli concentrati al fine di arrestare i fenomeni di erosione puntuale e trasporto solido; riduzione dell’angolo di scarpa delle scarpate più acclivi; insediamento di “capping” realizzato mediante una copertura vegetale stabile.

LA TECNOLOGIA

Le opere in appalto hanno riguardato la realizzazione di canalizzazioni, in modo da isolare il materiale contenente amianto ancora a vista. I canali principali sono stati realizzati in pietrame grossolano annegato in getto di calcestruzzo e per alcuni tratti con un geo composito costituito dall’accoppiamento di una  geo stuoia  grippante  in polipropilene, un geotessile non tessuto in polipropilene e una pellicola poliolefinica impermeabile sul lato inferiore e posizionando in strati sovrapposti, longitudinalmente o trasversalmente alle sezioni a copertura di tutta la superficie del fondo e delle pareti dei canali, e fissato esternamente al canale con pali in legno ancorati al terreno con spilloni in acciaio e sul fondo del canale con tondini di armatura in acciaio.

Le canalizzazioni “secondarie” sono state realizzate con pali in legno di larice o castagno con diametro, paralleli tra loro e posti a un interasse di circa 0,60 o 0,80 m su un fondo costituito da un telo in HDPE) di deflusso delle acque provenienti dal piazzale a monte. 

Sono poi state ripristinate o realizzate ex novo delle piste da utilizzarsi come viabilità di servizio necessaria per le future attività manutentive. Le piste sono state realizzate mediante formazione di rilevato rullato e compattato secondo i criteri della geotecnica stradale con utilizzo dei materiali presenti in sito: messa in opera di stabilizzato in misto granulare naturale per uno spessore finito di 0,20 m, previa stesa di un geo tessuto in PP. 

Nell’area BZ al fine di allontanare le acque meteoriche che ristagnavano nei settori sub pianeggianti, sono state realizzate alcune trincee drenanti “profonde” (fino a – 5 m dal p.c.) e dei setti drenanti in fregio alla viabilità interna al Sito di Interesse Nazionale. Le superfici interessate dalla realizzazione dei drenaggi profondi sono state modellate per impedire la formazione di ristagni d’acqua superficiali con la realizzazione di canalette di raccolta e allontanamento delle acque di corrivazione superficiale.

L’intervento si è completato con il rimodellamento/regolarizzazione con mezzi meccanici delle superfici oggetto d’intervento sterili a matrice amiantifera ricoperte da materiale movimentato nel corso e successiva messa in opera di terreno agrario di copertura per uno spessore medio di 0,20 m, inerbito.

RISULTATI

A seguito della bonifica sono stati consolidati i versanti, realizzato un manto erboso sulla copertura vegetale che confina il sottostante sterile a matrice amiantifera e portate a regime le acque meteoriche, riducendo l’innesco di processi erosivi dello sterile a matrice amiantifera e contenendo la potenziale dispersione di fibre di amianto nell’ambiente circostante. 

Inoltre sono state anche ridotte le fibre di amianto presenti a valle del SIN nel Rio Pramollo e Rio San Biagio, come risulta dal periodico monitoraggio delle acque superficiali effettuato con cadenza settimanale ai fini della determinazione della concentrazione di amianto in microscopia elettronica (SEM) e solidi sospesi a cura del laboratorio di RSA.